“Gli anni dell’università sono quelli più belli”: quante volte abbiamo sentito questa frase, accompagnata da un sorriso nostalgico o un’esortazione a goderseli a pieno. Immaginate di aver trascorso i vostri anni dell’università in una città come Bologna, con le sue torri, le passeggiate sui colli, le biblioteche affollate, i caffè con gli amici in via Zamboni tra una lezione e l’altra, i musicisti di strada tra le luci di piazza Maggiore. Immaginate di aver lasciato casa vostra – magari giù in Puglia o magari tra i monti del Trentino – a diciannove anni, poco più che ragazzine, entusiaste ma spaesate, e di aver trovato un posto per vivere che non fosse solo un appartamento con quattro mura, ma una Casa in grado di darvi il sostegno necessario ad intraprendere la vostra avventura universitaria, o meglio, nella vita. Immaginate quindi di esservi trasferite in una cameretta all’interno di un enorme edificio brulicante di ragazze come voi; di aver trovato pian piano il vostro posto in questa grande famiglia, equilibrandovi tra l’indipendenza, l’autonomia ma anche la responsabilità di gestire la vostra nuova vita, ma con il sostegno, il consiglio e l’affetto delle suore e degli altri adulti di riferimento. Immaginate di aver trovato tante persone care, magari quelle che continuano ad essere alcune delle vostre migliori amiche, oppure anime affini poi perse di vista, ma che comunque hanno colorato e reso quegli anni universitari davvero “i più belli”.
Questa è, a grandi linee, la storia comune di tutte le ragazze e le donne che, avendo vissuto – chi prima, chi più recentemente – uno o più anni a Casa Canos, sono state invitate alla grande reunion del primo luglio, in occasione dei 250 anni dalla nascita di Santa Maddalena. Una serata di festa, condivisione ma soprattutto di “ritrovo”: ritrovo di luoghi, sensazioni, volti amici, magari anche ad una decina di anni di distanza dall’ultima volta che si erano visti. E quale strana e gioiosa sensazione ha provato anche chi, come me, aveva “abbandonato il nido” solo da un anno o poco più, nel vedere donne arrivare con mariti e pargoletti al seguito e festeggiare quasi con lacrime di commozione quella casa che anni prima le aveva accolte, quelle persone con cui avevano condiviso tanto!
Donne affermate, mamme, ragazze ancora alle prese con gli ultimi esami, tutte accomunate da uno stesso luogo, hanno ascoltato riconoscenti le parole che le suore – comprese le “fondatrici”, presenti per l’occasione – hanno espresso ripercorrendo il cammino della Casa e, con esso, parte del cammino di tutte le presenti. Dopo aneddoti, riflessioni, risate e qualche lacrimuccia, la festa non poteva non concludersi con chiacchiere, stuzzichini, dolci e persino dei balli che hanno unito ex studentesse, suore, mariti e bambini in un grande girotondo.
Emanuela